Gabriele siciliano d’origine, ma parigino d’adozione ha tracciato la sua direzione artistica e di vita, scegliendo di lasciare la sua isola, la Sicilia, per fare a Parigi la sua casa senza recidere, però, le sue radici. La sua musica, raffinata, ci parla della miglior tradizione cantautorale italiana, ma allo stesso tempo, degli chansonnier francesi che hanno fatto la storia. Un bel canto che mette al centro le parole, con l’italiano e il francese che raccontano una storia, la sua. Il video del suo ultimo singolo vanta la regia attenta di Faiz Maity che ha diretto anche i precedenti Perdono e Mi supererò con cui l’artista ha scalato le classifiche della Top 40 Club France. Un italiano, uno dei tanti, nel mondo, di cui andare fieri. In giugno è uscito in contemporanea in Francia per Universal France e in Italia, il suo nuovo singolo con cui il cantautore conferma la sua cifra artistica con un pezzo ballabile, radiofonico, senza rinunciare, tuttavia, ad una bella riflessione.
In questo mese di luglio compirai quarant’anni: è una tappa importante della tua vita?
Un momento per fare bilanci, riflessioni. Per me non è motivo di rimpianti, ma la consapevolezza di aver compiuto ulteriori “passi” nella vita, fatto esperienze nuove, incontri. Lo sguardo al passato non è mai motivo di rimpianto o malinconia, ma la gioia e i ricordi, di un viaggio che mi ha permesso di diventare la persona che sono oggi. Non penso mai avrei dovuto fare, o avrei potuto fare, perché ogni cosa ha il suo tempo, un tempo in cui prepararsi, formarsi, lavorare con attenzione ed impegno per realizzare i propri sogni, trasformandoli in progetti.
Auguri (Happy Birthday), nella versione francese Miracle è il tuo nuovo singolo. Ce ne parli?
Mi sono regalato per il mio quarantesimo compleanno una riflessione che ho voluto offrire alla mia musica e a chi vorrà ascoltare. Ho pensato l’importanza di ricordare quanto sia miracolosa la nostra nascita, senza lasciare che le cose superflue, prendano il sopravvento, ne spengano la luce. Auguri a te che sei a te che sai, che hai la coscienza di essere, di esistere e che a questa vita, dai l’importanza che merita. Festeggiamo un miracolo straordinario che abbiamo trasformato con la nostra noncuranza, in ordinario, mentre dovremmo celebrarlo perché è davvero il giorno che ricorda la nostra venuta al mondo, un vero miracolo della vita per il quale continuare ad essere grati e sorprenderci all’infinito.
Ancora una volta scegli di scrivere in italiano e francese, quanto è importante per te?
Molto importante, perché è uno scambio di energia e musica, senza pretese ma senza confini. Uno scambio che può solo generare cose buone, l’Italia è molto aperta ed incoraggiante verso la musica straniera, anche se il mercato spinge verso l’inglese, esiste anche molto altro! Mi piace pensare che ci si possa confrontare con la musica di tutto il mondo, lasciando che questa si mescoli liberamente. Sto scrivendo molto e la direzione della mia musica non prevede confini o separazioni. Ho radici profonde che mi legano alla mia terra natia, la Sicilia che fa parte di me ma allo stesso tempo, mi sento di appartenere a Parigi che amo profondamente. In questa dualità mi sento libero e nelle mie canzoni l’italiano e il francese, si coniugano per cantare e raccontare la bellezza che è racchiusa nel nostro essere diversi, unici.
Gabriele come ti rapporti con l’universo femminile?
Sono stato sempre circondato da donne, che sono i miei punti di riferimento dalla nonna, alla mamma. La mia professoressa di canto, le compagne di classe. Poi l’amore per la danza e i balli caraibici dove la coppia è uomo donna senza la quale è impossibile ballare. L’universo femminile è meraviglioso e ricco di sfumature…
Secondo te cos’è “quello che le donne non dicono”?
Non dicono che sotto sotto ne sanno come dice il proverbio, una più del diavolo. Al corso di ballo, dico agli uomini che sono loro a comandare mentre nella vita sono le donne a farlo.
Nella musica c’è qualche donna che ti ha influenzato maggiormente?
Giorgia, Elisa e Laura Pausini sicuramente mi hanno influenzato molto, sono talentuose, ma soprattutto riescono ancora a mostrarsi per quello che sono anche nella vita fuori dai riflettori, senza nascondersi. Il loro personaggio non soffoca la loro persona e sono sincere e “reali”. Una cosa che apprezzo davvero molto e mi consola l’idea che si possa crescere artisticamente, senza rinunciare ad essere sé stessi.
Gabriele ti definiresti un uomo in gamba?
Questo momento è ancora pieno di interrogativi, non ho mai dato troppo peso al passare degli anni. Ma oggi posso ammettere senza presunzione, di cavarmela niente male nella vita. Credo di essere stato anche abbastanza fortunato o forse, tenace, nel ricercare sempre nuovi obiettivi, lavorando per raggiungerli, con determinazione. So darmi dei tempi, da sempre. Non faccio mai aspettare gli altri. In Sicilia, per questo, ero sempre un po' un extraterrestre, la lentezza, che è tipica della nostra isola, non mi appartiene.
Sei italiano ma ormai, anche parigino: in cucina in questo confronto, chi vince?
Continuo a custodire l’arte culinaria italiana, imparata dalla nonna, dalla mamma, per la gioia dei miei amici, che sono felici di venire a casa da me a mangiare italiano, ma ho imparato anche a fare la Quiche Lorraine piuttosto bene!
Un saluto da Parigi a tutte le lettrici di Donne in Gamba e quando non vi sentite all’altezza, indossate un tacco 12. Bisous à toutes les femmes! Gabriele