Banksy colpisce ancora: protagonista il muro della prigione che ospitò Oscar Wilde

Buongiorno cari lettori, oggi parliamo di arte. L’arte è qualcosa che ci circonda, che c’è sempre stato. L’arte è quel mestiere che i professori e i genitori non ti consigliano di fare, l’arte è qualcosa che per qualcuno resta solo un hobby, ma per altri è la vita intera. Spesso l’arte ha un valore solo se le viene assegnato un prezzo, solo se si trova esposta in qualche museo o su una sfarzosa parete nella casa di un milionario.

Ma l’arte non ha nulla a che fare con la fama, con il denaro, con la notorietà. L’arte è un modo di esprimersi, di parlare alle persone, di trasmettere messaggi, di legare anime affini. A volte l’arte condanna, critica, accusa.

Un po’ quello che fa Banksy con i suoi murales satirici e sovversivi. L’artista e writer inglese, originario di Bristol (UK), è uno dei maggiori esponenti della street art. Emblematiche sono le sue opere realizzate sui muri di tutto il mondo, arte che documenta la condizione umana: la povertà, la guerra, lo sfruttamento, l’inquinamento, la manipolazione mediatica,…

Per fare un esempio si potrebbe parlare del murale NAUFRAGO BAMBINO, realizzato dall’artista a Venezia nella notte dell'8 maggio 2019, a sostegno dei migranti che vengono bloccati in mare. Il murale rappresenta un ragazzo che indossa un giubbotto di salvataggio e alza verso il cielo un razzo segnaletico che disperde nello spazio dietro di sé un fumo denso e rosa.

Oppure i nove murales realizzati sul muro che separa la Cisgiordania dallo stato d’ Israele, in cui sono raffigurati soprattutto bambini che non accettano il limite fisico imposto dal muro e cercano di oltrepassarlo: aggrappandosi a dei palloncini, scavando gallerie o costruendo squarci.

La scorsa settimana Banksy ha colpito di nuovo, questa volta sul muro della prigione di Reading, struttura che attualmente si trova allo stato di abbandono ed è stata messo in vendita dal governo britannico. L’edificio ha un’importanza storica e artistica: dietro le sue mura è stato imprigionato lo scrittore Oscar Wilde, dal 1895 al 1897, perché nell’età vittoriana essere omosessuali costituiva reato.

Il murale di Banksy rappresenta un prigioniero intento a fuggire attraverso una corda fatta di lenzuola, legate a una macchina da scrivere. Dai lineamenti del prigioniero sembrerebbe trattarsi proprio di Oscar Wilde e il tema centrale dell’opera è “la fuga verso la libertà”.

Probabilmente Banksy ha realizzato quest’opera per “salvare la prigione” e per sostenere l’ipotesi, sempre più solida, di trasformare la prigione in un complesso artistico.

Di Banksy sappiamo molto poco, una delle cose che ancora resta sconosciuta è la sua identità. Molti hanno cercato di scoprire chi si nasconde dietro a questo nome, ma l’artista ha preferito operare in anonimato. Banksy rifiuta la fama, le onorificenze, ma lascia che sia proprio la sua arte ironica, satirica, sovversiva a parlare per sé. In fondo è proprio questo il ruolo dell’arte.

 

                                                                                               Mirela Rujan