"Nives" di Sacha Naspini

Oggi Gordiano Lupi ci propone una nuova recensione: "Nives" di Sacha Naspini.

 

 

Sacha Naspini mi sorprende sempre perché - a differenza di molti scrittori contemporanei - non scrive mai il solito libro. Lui è uno sceneggiatore perfetto, della serie chiedigli una cosa da scrivere e te la farà. Non importa il genere, lui è autore capace di spaziare dal romanzo storico (Il gran diavolo) alla novella di Maremma (L’ingrato), passando per il noir più duro (I sassi), il thriller claustrofobico (I Cariolanti), persino il torture (Ossigeno) e il grande romanzo corale (Le case del malcontento). Il Naspini che preferisco - posso scegliere ché ho letto tutto di lui! - resta quello delle storie maremmane come Nives, dove si assaporano sentori di Cassola, Bianciardi, Tozzi, persino Pirandello per la poetica dell’uno, nessuno e centomila portata alle estreme conseguenze. Naspini è bravo nel raccontare un sacco di storie parallele nel corso di una lunga telefonata che ci fa compagnia per 130 pagine rapide come la sceneggiatura di un film ad alta tensione. Maestro nel costruire dialoghi, Nives è un copione già pronto per essere portato sul palcoscenico di un teatro ed essere messo in scena da due attori come una sorta di lungo dialogo che ripercorre esistenze, errori, amori incompiuti, scelte sbagliate, vite disastrate. Naspini racconta come pochi gli sconfitti, i vinti di verghiana memoria, usando un linguaggio toscaneggiante, mai dialettale ma ricercato, pieno zeppo di espressioni vernacolari colorite e vibranti. La localizzazione non è mai certa, soltanto una volta si nomina Livorno, citando un tentativo di fuga mancato, ma per noi toscani non è difficile immaginarci dalle parti di Roccatederighi, luogo del cuore dello scrittore, anima di tutte le sue storie, più o meno nere. Raccontare la trama è impossibile perché i colpi di scena si susseguono l’uno all’altro, fino a un finale imprevedibile, con la scoperta di una serie di altarini (come si dice in Toscana) inconfessati e inconfessabili. Tutto parte dalla morte del marito di Nives, ucciso da un maiale, sostituito da una donna insonne, preda di timori notturni, con l’improbabile compagnia di una gallina che a un certo punto pare bloccarsi, come ipnotizzata, davanti a una pubblicità televisiva. La telefonata a Loriano Bottai, veterinario ubriacone del paese, dà il via a una girandola di sorprese che servono a mettere il dito nella piaga dei vizi privati e delle pubbliche virtù, tipici della provincia. Al termine della lettura - che consiglio di fare in una seduta unica, meglio ad alta voce - ci rendiamo conto che non esistono le isole felici, che ogni paese è un concentrato di scandali, di storie non dette, di segreti e timori, di ricordi e rancori. Bravo Sacha che ci sorprendi sempre, continua a raccontare la nostra Maremma con la tua penna intrisa di dolore, forse è la nostra vera natura, anche se cerchiamo di nasconderla cullando nostalgie e rimpianti.

 

                                                                               

Gordiano Lupi
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