Questione di Stile: capitolo 5 (seconda parte)

PH FREEBESTUDIO
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Prosegue il nostro fotoromanzo "Questione di stile" con la seconda parte del capitolo 5.

Scritto da Marinella Ferrero

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Siamo stati in giro tutto il pomeriggio a cercarti e poi ha rubato un vestito di Ludovica e me lo ha fatto recapitare a casa? Mi sento strana, confusa e ho questo stupido sorriso stampato in faccia che non riesco a togliermi… Ho già detto strana?!>>.

<<Sei cotta>> replica Martina.

<<Non lo so, fino a ieri non sapeva neanche della mia esistenza e poi tutto a un tratto sono diventata interessante. Non mi ha mai neanche salutata. Non mi fido e non mi convince….però hai ragione sono cotta>> e nel dirlo mi lascio cadere su una panchina con lo sguardo sognante.

<<Non devi essere così pessimista e disfattista. Prima dovresti conoscerlo e poi valutare se i tuoi dubbi sono fondati>>.

<<Come fai a essere sempre così saggia? Ammetti per una volta che anche tu quando parli del professore di filosofia hai il mio stesso sorriso ebete?>>.

<<Giuli, per prima cosa non lo ammetterò mai e seconda cosa mi dici dove stiamo andando?>> mi dice Martina con un tono esasperato.

<<Ok, amica saggia ma non paziente. Ci siamo quasi ma dobbiamo aspettare la fine delle lezioni, ti ricordo che dovremmo essere a scuola>>.

<<Giusto, quindi deduco che questa sia solo una sosta per il pranzo>> dice rassegnata Martina.

 

<<Certo. Non possiamo organizzare la nostra vendetta a stomaco vuoto>> dico divertita.

 

 

In fondo sto trascinando Martina in giro per la città e la cosa un po’ mi diverte soprattutto perché so che la mia idea le piacerà molto…forse. Siamo ancora sedute a mangiare e a chiacchierare quanto a un certo punto mi arriva una telefonata.

Stefania: Giulia dove sei?

 

 

Giulia: a scuola

Stefania: Strano perché sono davanti alla scuola che ha praticamente chiuso. Vedo solo Ludovica e le sue amichette che, dopo la sfilata in uscita, si fanno i selfie da almeno dieci minuti, un gruppo di professori e qualche altro studente disorientato.

 

Giulia: posso spiegarti

Stefania: mamma questa volta ti mette agli arresti domiciliari

Giulia: non deve necessariamente scoprirlo

Stefania: il mio silenzio ha un prezzo

Giulia: da te non me lo sarei mai aspettato

Stefania: non sei nella posizione di poter fare la moralista

Giulia: sembri la mamma

Stefania: potrei essere più perfida della mamma

Giulia: ma chi tu??

Stefania: e va bene, io non dico niente a mamma ma tu mi devi accompagnare a scegliere il

regalo per Marco

Giulia: noooooo, lo sai che odio fare shopping con te che mi trascini per mille negozi! Avevi ragione sei perfida

Stenia: ihihihihi, lo prendo come un sì. Ci vediamo in centro alle 19?

Giulia: D’accordo. Di’ a mamma che dovevo fermarmi alle prove dello spettacolo

Stafania: Ok, a dopo. Fai la brava

Giulia: anche tu!

Io e Martina abbiamo camminato a lungo. Queste lunghe passeggiate sono uno dei momenti che preferisco. Con Martina parliamo liberamente di qualsiasi cosa e non mi stancherei mai. Ci siamo dovute interrompere solo perché siamo arrivate a destinazione. La nostra destinazione è casa di Azzurra, una ragazza che viene a scuola con noi ma nella classe accanto.

Azzurra è bella, carismatica, con un’aria un po’ strafottente perché a lei di quello che pensa la gente non gliene importa nulla.

Anche a lei non piace il club delle iene chic e quando le ho raccontato quello che è stata Ludovica a pubblicare le foto di Martina

e del prof di filosofia, ha accettato subito di aiutarmi a mettere in atto il mio piano diabolico. Siamo state a casa sua per circa un’ora a discutere dei dettagli. Dobbiamo coinvolgere altre persone ma Azzurra ha le conoscenze giuste. Nel giro di qualche giorno avremo la nostra rivincita su Ludovica e le sue amichette snob.

Alle 19 sono in centro e questa giornata mi sembra davvero eterna. Odio fare compere in con Stefi perché sceglie orari in cui c’è sempre troppa gente e mi trascina da un negozio all'altro.

 

E' troppo indecisa e mentre penso che non finiremo mai, finalmente si decide ad entrare in una cartoleria.

 

 

Dopo aver fatto svuotare il negozio e forse anche il magazzino alle commesse

 

 

sceglie quello che io ho definito uno sdolcinato tenero peluche.

 

 

Uscite da lì Stefania continua a sostenere che manchi ancora qualcosa al suo regalo, così la porto da Bleuforêt a scegliere un paio di calze anche per Marco.

 

 

Se hanno tirato su il morale a Martina, sicuramente lui, che cura molto il suo aspetto, apprezzerà. Quando finalmente arriviamo a casa, mentre saliamo le scale e sento di essere sopravvissuta allo shopping, le urla dei miei genitori si fanno sempre più vicine. Io e Stefi ci guardiamo perché non sappiamo se aprire la porta o aspettare che smettano di litigare. Stefi decide di provare a aprire la porta, ma poi si ferma.

 

 

Stanno di nuovo litigando. Posso solo immaginare i loro gesti e i loro sguardi dietro la porta chiusa e non mi sento affatto bene.

 

 

Aspettiamo dieci minuti sedute su un gradino per le scale fissando la porta. Poi Stefi si alza e decide di entrare come se nulla fosse. Apre la porta e i miei genitori immobilizzati smettono finalmente di urlare.

 

 

Stefania è coraggiosa, molto più di me. La ringrazio silenziosamente e prima di chiudersi in camera sua mi abbraccia forte.

 

 

Mamma inizia a preparare cena mentre papà si siede fuori sul balcone.

 

Si crea un silenzio quasi surreale. Vorrei andare a rifugiarmi in camera di Stefi ma quando passo davanti alla tavola e mi metto ad apparecchiare in attesa di noi quattro, mia mamma con lo sguardo serio e con molta calma mi chiede: <<come si stava da Bleuforêt stamattina, hai imparato qualcosa sulla moda del momento?>>.

Io le rispondo un po’ titubante: <<si, facevamo un'intervista per la lezione di antropologia.

Dovevamo analizzare le abitudini degli italiani e l'evoluzione nell'utilizzo dei calzini a seconda delle stagioni>>.

A quel punto mi fissa con uno sguardo diverso dal solito ma che proprio per questo mi terrorizza

e mi spiazza dicendomi: <<se mi avessi chiesto di stare a casa ora non saresti in punizione, vai a lavarti le mani>>.

<<Dimmi la verità, sei una spia dell’esercito?!>>

A quel punto vedo volare verso di me lo strofinaccio che stava usando per asciugare una pentola e me lo ritrovo in faccia.

 

 

Rassegnata vado a chiamare Stefi e penso che tutto sommato l’ha presa bene.