Questione di stile: capitolo 2

Siamo pronti con il secondo capitolo del nostro fotoromanzo "Questione di Stile" scritto per noi da Marinella Ferrero.

Ph Andrea Asti e Raffaele Sordillo.

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UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A DON MAURO DIRETTORE DELLA CASA SALESIANA MICHELE RUA PER AVERCI PRESTATO LE AULE DELLA SCUOLA.

                                          CAPITOLO 2:

 

Saranno almeno cinque minuti che mi giro e mi rigiro nel letto. Forse di più. Mi capita spesso di svegliarmi prima che suoni la sveglia. L’ansia di non sentire quel suono maledetto è talmente forte che spalanco gli occhi quando ancora la casa è immobile. Nella speranza di riaddormentarmi, ripasso mentalmente l’abbinamento dei vestiti che ho preparato ieri sera e che mi aspettano sulla sedia ai piedi del letto. In realtà la domenica preparo l’outfit per tutta la settimana. Non posso lasciare niente al caso, non me lo posso permettere. Nella mia stanza c’è un grosso armadio dove i mie bellissimi abiti sono suddivisi per tipologia, colore e marca.

 

 

Ormai credo di essere sveglia da almeno mezz’ora, tanto vale alzarsi. C’è silenzio perché dormono ancora tutti ma non mi preoccupo di non fare rumore perché la nostra casa in collina è molto grande. Accendendo la luce del bagno inizia il mio rituale mattutino: maschera per il viso, doccia con trattamento per capelli, depilazione, piega per i capelli, crema anticellulite, crema per il corpo, crema giorno per il viso.

 

Abiti: oggi indosso il mio vestito preferito. Trucco: fondotinta, un velo di cipria per togliere il lucido dal viso, blush, ombretto rigorosamente abbinato al vestito, piega ciglia e mascara, matita nera dentro l’occhio, eyeliner sopra l’occhio, lip gloss.

 

 

Accessori: collana lunga, orecchini.

 

 

Dopo aver scelto borsa e scarpe, la preparazione si conclude, indosso il cappotto e sono pronta per affrontare la giornata. Per ottenere un buon risultato il mio rituale mattutino dura all’incirca due ore ma con l’esperienza a volte è sufficiente un’ora o un’ora e mezza al massimo.

 

 

Mia madre mi ha insegnato che per ottenere quello che voglio nella vita è necessario avere un aspetto impeccabile e per essere impeccabili bisogna impegnarsi….molto. Effettivamente ha ragione.

 

 

Nessuno mi dice mai di no ma credo che dipenda anche dal fatto che la mia famiglia è molto ricca. Mio padre è un chirurgo importante e stimato, soprattutto dagli altri. Io lo conosco poco. È sempre stato preso dal suo lavoro e sempre molto assente. Poco importa, mi fa dei regali bellissimi e mi lascia usare la sua carta di credito almeno due volte al mese. Oggi ho chiesto a Beppe, l’autista dei miei genitori, di accompagnarmi a scuola prima del solito. Io non arrivo mai in ritardo e abbiamo iniziato i preparativi per lo spettacolo di fine anno.

 

 

Passo a prendere Francesca e Sandra, perché non mi piace arrivare a scuola da sola, e poi devono assolutamente aiutarmi a scrivere l’elenco delle ragazze che possono partecipare alla sfilata di moda che voglio organizzare per lo spettacolo. Ho in mente grandi progetti. Scendo dalla macchina ad aspettarle. L’aria stamattina è fredda, speriamo che l’umidità non mi sciolga il trucco.

 

<<Ciao Francy, ciao Sandra>> la mia voce squilla mentre Beppe apre la portiera per farci salire <<Ciao Ludo>> rispondono in coro.

 

 

<<Francy ma che rossetto ti sei messa? Non stai mica andando a lavorare al circo! Aspetta, ho in borsa un nuovo lucidalabbra. Ti prego facci il favore di toglierti quel fucsia dalla faccia!>>. <<Hai ragione Ludo, scusami ma ero di fretta stamattina e devo aver sbagliato colore>> mi risponde mortificata Francesca.

 

 

Per Francy, Sandra e Ramona che ci aspetta davanti alla scuola, sono un esempio di stile. La mia è stata quasi una missione nel rivoluzionare il loro look e fare in modo che potessero uscire con me. Ci siamo conosciute a una di quelle noiosissime cene tra famiglie ricche e snob che organizzano i miei genitori e alla fine ci hanno iscritte tutte allo stesso liceo. Loro pendono dalle mie labbra e in fondo non potrebbe essere diversamente.

 

Quando la macchina gira l’angolo e inizia a vedersi la scuola con tutti quei ragazzi tristi e insignificanti fermi davanti all’entrata sento come una morsa allo stomaco. A scuola sono ammirata e temuta ma a parte Francy, Ramo e Sandra non ho amici. Nessuno è alla mia altezza e non ho voglia di parlare con loro. I professori sono insignificanti e meschini. Mio padre fa cospicue donazioni a fine anno quindi non pretendono molto da me. Tutti tranne il professore di Filosofia, Marco Bettini. Lui è diverso. Non giudica mai nessuno e mi fa sentire intelligente.

 

 

<<Ma com’è vestita Giulia oggi?!>> scendendo dalla macchina Francy mi fa notare l’abbigliamento di Giulia, una ragazza della nostra classe sempre scontrosa e molto fastidiosa. <<Mi servirebbe più di un anno per farle un corso di stile!>> rispondo io aggiungendo <<chissà perché Martina continua a uscire con lei>>. Martina è figlia di amici dei miei genitori. Non la trovo particolarmente interessante e ha una strana fissazione per la musica, ma ha del potenziale e mi serve per lo spettacolo. Ho bisogno di ragazze belle ma non troppo appariscenti per risultare in ogni caso la più bella. Sono sicura che accetterà di aiutarmi.

 

 

Durante le ore di lezione io, Francy, Ramo e Sandra, iniziamo a organizzare la sfilata e a stilare un elenco di vestiti e accessori. Dobbiamo trovare un tema forte e mentre ci scambiamo sorrisi e occhiatine, il professore di matematica, che sta interrogando quella sfigata di Giulia, ci richiama all’ordine rivolgendosi a Francy <<Romanelli! Al posto di ridere e dire sciocchezze perché non viene a dare una mano alla sua collega che da cinque minuti contempla il vuoto come se vedesse un quadrò di Mirò?>>

 

 

<<Ma non stavo parlando o meglio non stavo parlando da sola, parlavo con Ramona!>> replica Francesca con una cantilena lacrimosa.

 

 

 

<<No professore, non è vero. Non parlava con me, parlava con Sandra>> risponde Ramona.

<<Eh no, io stavo ripassando per l’ora di lettere, che la professoressa dopo mi interroga e non ho studiato>> risponde Sandra in modo poco opportuno.

 

 

<<Siete un caso disperato. Sandra, faccio finta di non aver sentito che stai studiando un’altra materia durante la mia ora di lezione. Però visto che avete tutte la risposta pronta andate a raccontare questa scena alla preside>> conclude il professore di matematica con l’aria di chi ha vinto la battaglia e aggiunge <<Maggesi mostri la strada per la presidenza alle sue compagne, visto che finge di essere estranea all’accaduto ma sappiamo tutti che la sua voce era quella che si distingueva meglio e in questo momento non mi sembra si stia occupando di massimi sistemi>> incalza il maledetto mentre io mi sto limando le unghie.

 

 

<<Certo professore mi stavo giusto annoiando e poi così posso ricordare al preside come mio padre contribuisce a rendere migliore questa scuola. Gli mostrerò anche come nei miei massimi sistemi, limando le unghie in orizzontale, la forza di gravità spinga verso il basso la polvere>>. La battaglia Ludovica – Professore si conclude 1 a 0 per me. Prendo il cellulare dalla borsa, mi sistemo il vestito ed esco dalla classe con molta calma e ondeggiando come se stessi sfilando su una passerella.

 

 

Uscendo urto Giulia e le sussurro <<Manovale>> e lei mi risponde ad alta voce <<Sttregaaa>>.

 

Il professore si rivolge a lei dicendo <<Basta! Giulia, anche tu dalla preside! E per l’interrogazione ti metto un 4 per la fantasia dimostrata…più che lo studio di una funzione le tue risposte ricordano la sequenza di Fibonacci sulla Mole Antoneliana>>.

 

Sento le ultime parole quando sono già nel corridoio. Ci voleva proprio un diversivo, mi stavo annoiando e almeno dopo la visita dal preside, che non mi preoccupa affatto, posso dedicarmi alla scelta dei vestiti per la sfilata. La giornata tutto sommato non è iniziata affatto male.

 

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