lungotavolo.it

PH Andrea Asti
PH Andrea Asti

Oggi vi parliamo della collezione di lungotavolo.it. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Sergio Perrucci, direttore creativo della collezione.

Nostro Partner: Nastrificio P. Bonicatti - via Torino, 275 - S.Mauro T.se (To) - Tel. 011 8221575

1 Ciao Sergio, da chi e perché nasce LungoTavolo?

Ciao Paola, LungoTavolo è un progetto culturale e imprenditoriale avviato nel 2013. Nasce da un’idea di Claudia Piatti, Elena Brunetto e Paola Piatti, che sono le tre fondatrici di C-Work-S, uno studio di consulenza per il settore tessile e abbigliamento con oltre 25 anni di esperienza e che vanta numerose collaborazioni con importanti marchi italiani e internazionali. È uno spazio fisico, un ampio studio/loft ricavato da una ex-falegnameria e caratterizzato dalla presenza di un grande tavolo (14 metri per 2) creato apposta per questo ambiente. È il simbolo centrale del nostro atelier: un tavolo attorno al quale si lavora tutti insieme, ripreso 24 ore su 24 da una webcam; attraverso questa finestra virtuale si può vedere “l’onestà” della nostra manifattura Made in Italy. Data la sua dimensione imponente, il tavolo è regolarmente utilizzato come passerella per presentare le nostre sfilate, che amalgamano moda, teatro, musica e arti visive. La regia delle presentazioni è concepita per mettere in luce la personalità degli individui che interpretano le nostre proposte di moda - un gruppo nutrito di modelle, modelli e performer che fanno parte della grande famiglia LungoTavolo - seguendo un principio che inverte la semantica tradizionale delle sfilate: secondo noi le persone vengono prima della moda. Ma soprattutto, LungoTavolo è uno spazio mentale: c’è sempre una sedia libera per chi vuole aggiungersi a noi, nello spirito di una convivialità illuminata e condividendo la nostra visione di una nuova tipologia di “Italian High Fashion”. Ovvero la produzione di “beni di lusso” che siano accessibili, che rispettino le identità personali e che possano rispondere alle mutate esigenze di una società liquida in un mercato globale. Bisogna intendersi sulla parola “lusso”: per noi significa creare capi e accessori che ci permettano di “prenderci il lusso” di essere quello che siamo.

 

2 Quando nasce LungoTavolo?

La collezione LungoTavolo debutta nel 2015, dopo una fase iniziale di sperimentazione e indagine sul valore sociale della moda. Nel primo anno di vita lo spazio LungoTavolo ha funzionato da “piattaforma creativa” per produrre sfilate/evento collettive nelle quali artigiani, designer, artisti e performer hanno presentato le loro creazioni, interpretando liberamente un “mood” assegnato ogni tre o quattro mesi dalla direzione artistica. Le creazioni proposte erano pezzi unici o piccole serie difficilmente riproducibili, e ci non permetteva la continuità o la coerenza formale del messaggio che volevamo far passare. A conclusione di questo ciclo si decise di affinare il programma e lanciare una collezione continuativa con l’etichetta LungoTavolo, prodotta da C-Work-S e della quale curo personalmente il design. Passammo il secondo anno a elaborare e realizzare la prime due serie della collezione, la “summer series” e la “black strap series”, presentate appunto nel 2015. Nel 2016 siamo stati selezionati dallo IAAD nella rosa dei fashion designer emergenti e abbiamo avuto l’onore di aprire la prima edizione della Torino Fashion Week facendo la sfilata inaugurale. In quell’occasione abbiamo presentato la nuova “midseason series” che si aggiunge alle serie precedenti e amplia il catalogo della collezione permanente LungoTavolo.

 

3 Che cosa rappresenta per voi il “LungoTavolo”?

È l’immagine di un luogo, fisico o mentale, dove è possibile condividere il piacere di conoscersi, scambiare idee ed esprimersi liberamente. La collezione LungoTavolo rappresenta questo concetto attraverso un design estremamente curato, in cui il purismo delle linee non si sovrappone mai alla personalità di chi indossa le nostre creazioni. Al contrario, pensiamo di creare abiti e accessori che “amplificano” l’eleganza individuale e che riescono a liberare la bellezza naturale di ognuno. E lo facciamo scardinando idee convenzionali secondo le quali solo pochi fortunati rientrano nei canoni di bellezza accettati.

 

4 Di cosa ti occupi all’interno dell’azienda?

Sono il direttore creativo della collezione LungoTavolo, mi occupo della concettualizzazione e della progettazione degli elementi che formano questo universo: abiti, accessori, comunicazione, regia delle sfilate. Tutto ci è possibile grazie al fatto che esiste una struttura come LungoTavolo: una piccola casa di moda con una grande visione e un enorme potenziale. Una “maisonette” molto intelligente e testarda, in grado di capire le evoluzioni della moda in un panorama internazionale completamente diverso da quello di ieri - e che ha la forza di tirare dritto per la sua strada. Amo il fatto che LungoTavolo non è soltanto un’etichetta cucita su un capo: è un gruppo appassionato di professionisti che credono fortemente nel progetto e solo lavorando insieme riusciamo a realizzare le nostre creazioni.

 

5 Tu cerchi di scavare e tornare all’essenzialità dell'eleganza umana.

La mia ricerca estetica è sempre stata improntata a comprendere in cosa consista l’eleganza: in una persona, in un oggetto, in un’espressione artistica. Secondo me quando un’idea o un emozione sono concentrate in una forma essenziale, si riesce a produrre un distillato delicato e potente, un linguaggio universale compreso da chiunque voglia ascoltarlo. Mi affascina l’idea che si possa vivere bene con noi stessi, con il nostro corpo, con la società e il mondo che abbiamo attorno. Non lo intendo come una fuga in una dimensione irreale: è una visione sensuale e nitida di una donna o un uomo che non hanno problemi a mostrarsi come sono, senza troppe sovrastrutture o condizionamenti. Sono un italiano nato dalla parte opposta del globo, in Australia, e ho trascorso l’infanzia e l’adolescenza facendo parecchi giri del mondo con i miei genitori - visitando l’Asia, l’Africa e l’Europa. Sin da bambino ero colpito da quante diverse forme di eleganza, nelle persone e nelle culture, esistono al mondo. Mia madre lavorava nell’alta moda, passavo molto tempo in atelier e nella mia mente iniziavo a mescolare tutte queste visioni di bellezza: moda, popoli, culture, arte. C’era sempre un elemento ricorrente che accomunava quelle percezioni, in grado di farmi provare l’emozione della bellezza o di riconoscere il valore dell’eleganza in una persona. A parer mio si tratta della capacità di un artista, un artigiano o un designer di celare la complessità di una creazione mediante l’uso di pochi elementi essenziali.

E per una persona la capacità di rivelare la profondità della propria natura attraverso l’essenzialità di un gesto, l’espressione limpida di un pensiero, la trasparenza nel comportamento. La profondità resa semplice è l’elemento unificante che ritrovo in tutte queste manifestazioni di eleganza e nella mia opinione è una qualità universale che scavalca i confini geografici e scorre attraverso tutte le epoche storiche. Nel mio lavoro perseguo questo ideale di eleganza universale, mi esprimo attraverso l’uso di linee che sono semplici in apparenza ma richiedono una costruzione molto sofisticata e una considerevole raffinatezza nella realizzazione. Progetto abiti e accessori che “prendono vita” quando sono indossati, come fossero delle estensioni della personalità di chi li indossa.

 

6 La vostra collezione è una collezione permanente che scardina il concetto delle stagioni.

La scelta di produrre una collezione permanente è dettata da diversi fattori. Oggi il business della moda ha assunto proporzioni gigantesche: sono centinaia le collezioni presentate ogni stagione, siamo invasi da un numero infinito di articoli molto costosi e spesso privi di reali contenuti innovativi di design. È un sistema insostenibile dedito al “culto del brand” piuttosto che all’attenzione per le persone: un’industria che produce molto “inquinamento estetico” e dimentica di sviluppare idee e produrre articoli che possano servire a farci vivere meglio e a rappresentarci pienamente. La seconda ragione è che, in una visione globale della moda, non ha più senso l’idea eurocentrica delle stagioni: se è inverno in Italia è piena estate in Australia. Perchè non possiamo servire i due emisferi contemporaneamente? Infine, l’ambizione di andare oltre la progettazione effimera della moda come atto di consumo, cioè quando è limitata a ripetersi in inutili “esercizi di stile”. La nostra idea di fashion design si avvicina alla cultura progettuale dei maestri dell’industrial design o dell’architettura moderna, con l’aspirazione di disegnare prodotti che abbiano valori estetici duraturi. Noi abbiamo deciso di fare un passo indietro: rompere lo schema forzatamente artificioso della stagionalità, per cui le collezioni successive azzerano o contraddicono quelle precedenti e di concentrarci su quello che abbiamo da dire e che sappiamo fare meglio. Cioè sviluppare la nostra idea di una collezione continuativa che cresce in modo coerente. Con il trascorrere delle stagioni saranno introdotte ulteriori serie che andranno ad ampliare l’universo del guardaroba LungoTavolo.

 

7 Con che filosofia vengono creati gli abiti?

Non dimentico mai che lo scopo finale della moda non è quello di “coprire” le persone, nel senso di “nascondere” sotto una maschera, “cancellare” un’identità. Desidero fare in modo che le persone possano indossare le nostre creazioni e non sentirsi “indossati” dagli abiti o dagli accessori. Seguo un’idea di eleganza rilassata, concepita come un sistema di multipli d’arte minimalista indossabili, contemporanei e senza tempo grazie alla pulizia del disegno. Uso un codice estetico al confine tra il purismo di un oggetto di design minimalista e la sensualità di una creazione di moda. La collezione LungoTavolo è composta da un guardaroba essenziale di indumenti e ornamenti dedicati a uomini e donne che amano sentirsi bene nella propria pelle.

 

8 Nella vostra collezione sono presenti elementi di sartoria occidentale ed elementi di sartoria orientale.

La sartoria europea ha le sue origini storiche nell’idea di imporre delle silhouette rigide e si è man mano liberata dal concetto di creare abiti costrittivi - per ancora oggi ci sentiamo frustrati quando non riusciamo a “entrare” in una certa taglia o un certo modello. In altre culture è l’abito che si adatta alle linee del corpo, invece del contrario. In Giappone, ad esempio, la tradizione sartoriale è di ottenere varie proporzioni di “vuoto” tra abito e corpo, permettendo agli abiti di “cadere” diversamente e assumere nuovi volumi a seconda di chi li indossa. Penso che si raggiunge un risultato di grande eleganza quando la scioltezza della linea di un abito può giocare con le forme e i movimenti del corpo, o meglio di vari tipi di corporature. L’atelier di LungoTavolo sviluppa tecniche e tagli innovativi che riducono la complessità della costruzione sartoriale europea per ottenere un risultato di raffinata e sorprendente semplicità, che mette in luce lo stile personale degli individui.

 

9 Come avviene la costruzione di un abito?

Elaboro delle semplici geometrie tagliando con le forbici dei fogli di carta leggera e poi, componendo questi pochi grandi quadrangoli lungo i bordi, ottengo delle forme che possono avvolgere fluidamente il corpo umano, seguendone le curve naturali. Insieme ad Alessandro Acuto, il nostro capo sarto, i concetti sono trasferiti ai modelli in stoffa risultando in una particolare costruzione composta da quadrangoli di tessuto, tagliati al vivo e finiti a mano come se fossero dei fogli di carta. Ogni capo viene allacciato da un lungo nastro nero, che fluttua liberamente accompagnando i movimenti e i gesti di chi li indossa.

 

10 I vostri abiti possono essere indossati sia da un ragazzo che da una ragazza, non c’è una distinzione di sesso.

Più che altro l’idea è di abbattere gli stereotipi maschili e femminili perpetuati dalla moda, basati sul preconcetto che per essere un “maschio” devi rappresentarti in un certo modo e per essere una “femmina” devi fare il contrario - quasi si trattasse di due specie diverse provenienti da pianeti distanti anni luce tra loro! È l’immagine macchiettistica della donna iperdecorata e bamboleggiante o dell’uomo forte e noioso che vogliamo evitare. Molte collezioni usano linguaggi completamente in contrasto per le linee uomo e donna, noi abbiamo voluto adottare un codice di stile coerente e rispettoso. Abbiamo eliminato i segni convenzionali di “femminile” e “maschile” per creare pezzi di un guardaroba condivisibile e liberatorio, in modo che ognuno possa esprimere il proprio modo di essere.

 

11 Grazie per esservi raccontati a Donneingamba.

Grazie a Donneingamba per averci dato modo di raccontare la collezione LungoTavolo!

 

 

 

 

 

Ph Andrea Asti www.stille.to